Che differenza c'è tra apostolo e discepolo?

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    Che differenza c'è tra apostolo e discepolo?
    La differenza che c'è tra apostolo e discepolo si evince da criteri che derivano sia da quanto esplicato dalla Chiesa che dalla tempistica dettata dagli eventi relativi alla morte e Resurrezione di Gesù

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    Che differenza c’è tra apostolo e discepolo? Questa è la domanda che si pongono coloro che, pur essendo vicini alla Chiesa e alla religione cattolica, non riescono a darsi una risposta precisa. Papa Francesco, interpellato sul punto al termine di una funzione religiosa, ha evidenziato come le due figure si riferiscano a due tempi diversi. Il discepolo, ossia il seguace di Gesù, colui che lo accompagna durante la propria vita, in seguito alla morte e resurrezione, diventa un apostolo, ossia colui che porta nel mondo la sua parola. Si parla pertanto di una sorta di evoluzione che porta anche alla santificazione.

    Il discepolo è il fanciullo che decide di seguire il maestro, inteso sia nel senso delle professioni, che anche con riferimento a Gesù che, durante tutta la sua permanenza in Palestina si è contornato di numerosi giovinetti, attratti dalla potenza della sua parola e dai miracoli effettuati. Prima della sua morte, tali ragazzi si sono affiancati in maniera discreta, cercando di apprendere e di continuare il disegno di Dio in ogni luogo. La comunità religiosa attribuisce da sempre una grande importanza alla testimonianza dei discepoli.

    L’apostolo è invece il discepolo che, in seguito alla crocifissione e successiva resurrezione del Messia, ne prende il testimone e diffonde la religione cattolica in tutto il mondo. Quando si parla di Atti degli Apostoli si intendono una serie di scritti che si riferiscono ad eventi realmente accaduti con la progressiva introduzione del Cristianesimo. La Chiesa inizialmente prese le distanze da tali documenti, considerandoli poco veritieri o non rispondenti alla realtà dei fatti ma, con il passare del tempo, trovarono spazio a pieno titolo come testimonianze di fede, da leggere e studiare per comprendere appieno la religione.

    Il calo delle vocazioni, la disaffezione verso il Cristianesimo, la perdita dei valori fondamentali, sono solamente alcune delle circostanze che hanno allontanato i fedeli dalla Chiesa. Per questa ragione, assume sempre più importanza la lettura attenta dei testi sacri, in modo non solamente di imparare mnemonicamente gli episodi della vita di Gesù ma per metabolizzarne gli insegnamenti che, anche con un distacco di ben 2000 anni, si dimostrano tutt’oggi attualissimi. Lo stesso Papa Francesco, un Papa totalmente innovativo rispetto al passato, consiglia la lettura quotidiana della Bibbia e degli Atti degli Apostoli, al fine di fare chiarezza all’interno dei propri cuori e vivere appieno come cristiani.

    Fonte: SuperEva (02 luglio 2016)

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