Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (PCTO - ex alternanza scuola-lavoro)

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    Scuola-lavoro. I docenti tutor faranno carriera, studenti in azienda almeno 99 ore

    In dirittura d'arrivo il regolamento per l'avvio a pieno regime dell'alternanza scuola-lavoro. Probabile inserimento dell'esperienza anche nella terza prova dell'esame di maturità.

    Lo scorso anno ha riguardato una nicchia, appena il 9% dei giovani, ma pian pianino si punta ad un ingresso a regime che porterà tutti gli studenti del quinto anno ad avere esperienza nelle aziende.

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    E non solo gli istituti tecnici e professionali, anche i licei. Infatti, afferma il Sottosegretario D'Onghia in una intervista rilasciata al Sole24Ore, ci sarà possibilità di fare tirocinio anche nei musei, ad esempio.

    Gli studenti dovranno affrontare circa 15 giorni di tirocinio, per un totale di 99ore.

    Novità in vista anche per i docenti che faranno da cardine tra scuola ed azienda.

    Si tratta di un lavoro che necessiterà di specializzazione e potrebbe rientrare nella sfera del docente esperto, secondo le anticipazioni fornite da OrizzonteScuola circa i lavoro in corsa sulla carriera dei docenti presso il MIUR.

    Per questi docenti sarà prevista adeguata formazione e conseguente conseguimento di competenze spendibili ai fini della progressione di carriera quando sarà a regime.

    Vedi anche

    Malpezzi: scuola-lavoro Bolzano esempio

    Alternanza scuola-lavoro: perché non si è aperto solo alle aziende innovative? Toccafondi: “L’Italia non è la Germania. Da noi imprenditorialità diffusa”

    Formazione in azienda, il Decreto definitivo della sperimentazione

    Fonte: Orizzonte Scuola (24 luglio 2014)

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    Scuola lavoro, parte l'Enel

    Non è un segreto che tra gli obiettivi del Governo ci sia il potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro. Il Sole 24 ore ci dà anticipazione del progetto.

    Partiamo dagli investimenti, ci vorranno circa 70mln di euro per fare in modo che gli studenti raddoppino le ore di alternanza, e circa 200mln per incentivare le aziende.

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    Mercoledì il via con la Riforma, ma già qualche indiscrezione trapela. Come anticipavamo, il Sole 24 Ore ci informa che la prima azienda a sperimentare sarà l'Enel.

    Saranno coinvolti istituti di Torino, Mestre, Piacenza, Firenze, Civitavecchia, Napoli, Brindisi.

    Gli studenti saranno assunti con contratto di apprendistato già al quarto anno dell'istituto tecnico industriale e al termine del quanto anno sarà prevista una seconda fase della durata di un anno.

    Tutto sull'alternanza scuola-lavoro

    Fonte: Orizzonte Scuola (01 settembre 2014)

     
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    Riforma e Scuola-lavoro. Sono necessari 75mln di euro

    Unire scuola e domanda mondo del lavoro. Il 40% della disoccupazione in Italia non dipende da ciclo economico, secondo i dati McKinsey del 2014, ma al disallineamento tra domanda di competenze che il mondo esterno chiede alla scuola di sviluppare, e ciò che la nostra scuola effettivamente offre.

    Come, dunque, collegare la scuola al mondo del lavoro?

    Ecco la via italiana al sistema duale

    Alternanza obbligatoria

    Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno. Alle ore di alternanza partecipano anche i docenti (compreso ovviamente il nuovo organico funzionale), che dovranno essere formati come tutor dei ragazzi in azienda, e che insieme all’azienda costruiscono il progetto formativo dei ragazzi.

    Impresa didattica

    Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professionale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica. A tale scopo, è necessario incoraggiare l’uso della doppia contabilità, al momento diffusa soprattutto negli gli istituti agrari, a tutti i tipi di scuole e generalizzare la possibilità di produzione in conto terzi. Questo è particolarmente rilevante se consideriamo che sempre più scuole avranno l’opportunità di sviluppare prototipi, ad esempio attraverso la stampa 3D.

    Bottega

    Definire i principi per disseminare (specialmente al Centro-Sud) esperienze di inserimento degli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato, al fine di coinvolgere più attivamente anche imprese di minori dimensioni o tramandare i “mestieri d’arte”.

    Apprendistato

    Diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.

    Finanziamenti

    Per avviare un ambizioso progetto del genere, sono necessarie numerose risorse. Il costo minimo per rendere obbligatoria l'alternanza scuola lavoro è di 100 euro a studente per gli Istituti Tecnici e Professionali, pari ad 75 miln di euro, quasi 7 volte l'attuale investimento. A queste cifre si dovranno aggiungere anche quelle per l'obbligo nei Professionali.

    L'unica possibilità prospettata per trovare questo ingente quantitativo di denaro è il coinvolgimento delle imprese. In una co-progettazione, in coerenza con los viluppo delle filiere produttive.

    Inoltre, il Governo intende associare una forte rete di accordi bilaterali con associazioni professionali e organizzazioni datoriali con pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore, a anche con istituzioni culturali, centri di ricerca, fondazioni.

    Tutto sulla riforma

    Fonte: Orizzonte Scuola (04 settembre 2014)

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    Scuola: per l’Ocse l’istruzione dei giovani è inutile se non porta lavoro

    La difficoltà nel trovare un lavoro, soprattutto per i giovani, il cui tasso di disoccupazione è vertiginosamente alto, rischia di vanificare e compromettere gli investimenti effettuati nella scuola. A rivelarlo è un rapporto dell’Ocse, “Uno sguardo sull’istruzione 2014”.

    Dopo il 2010 è aumentato il numero di giovani che abbandonano gli studi precocemente e le iscrizioni all’Università stanno vivendo un ristagno senza precedenti.
    Il dato preoccupante che evidenzia l’Ocse è che il 32% dei giovani, una media di uno su tre, di età compresa tra i 20 e i 24 anni non ha un lavoro e non frequenta alcun corso di formazione. Anche se, sempre secondo l’Ocse, la qualità della scuola italiana è migliorata nonostante i tagli, sembra stare scemando la motivazione dei ragazzi nei confronti dell’istruzione.

    "Tutto lascia pensare che l'università e la scuola non siano viste dai ragazzi e dalle loro famiglie come un aiuto per migliorare la loro posizione sul mercato del lavoro, ma come parte del problema. Il sistema d'istruzione, in particolare la formazione professionale nelle scuole, nel post secondario e anche nelle università, devono essere al centro di una strategia per creare e valorizzare le competenze di cui l'economia ha bisogno" , spiega Fracensco Avvisati, analista Ocse.

    Nonostante questi numeri poco confortanti il vero gap, secondo lo studio, è da ricercare nel livello medio di preparazione che la scuola e l’Università offrono ai giovani, livello che resta drammaticamente basso rispetto a quello di altri Paesi dell’area Ocse. Secondo il rapporto i laureati italiani raggiungono a fatica i livelli di competenze di letteratura e matematica dei coetanei finlandesi e giapponesi che non posseggono un titolo di studio universitario.

    Da notare che tra i Paesi in area Ocse, l’Italia è l’unico ad aver ridotto, tra il 200 e il 2011, la spesa destinata all’istruzione primaria e secondaria, che è rintracciabile nell’effetto della riduzione del numero degli insegnanti in rapporto al numero degli studenti, rapporto che in passato era nettamente più alto rispetto alla media internazionale e che oggi si è avvicinato a quello degli altri Paesi. "Cio' dimostra che la qualita' dell'istruzione non dipende dal numero di insegnanti, ma dalla loro preparazione, dal loro impegno, e da una gestione del personale che motiva i migliori insegnanti a lavorare la' dove le sfide sono maggiori" , spiega ancora Francesco Avvisati.

    La risposta a questo problema da parte del governo viene con la riforma della scuola nella quale si auspica un maggior collegamento tra il mondo della scuola e quello del lavoro. Riforma e Scuola-lavoro. Sono necessari 75mln di euro

    Italia migliora qualità istruzione di base ma livello resta basso. Stipendi bassi ed unico paese a tagliare risorse

    Fonte: Orizzonte Scuola (09 settembre 2014)

     
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    Scuole superiori come incubatori di impresa, è nella riforma. Due esempi in Puglia

    La riforma ne propone un potenziamento, ma non si tratta di una vera e propria novità quella degli istituti superiori (in particolare tecnici e professionali) come incubatori di impresa. Sono già previsti nell'autonomia.

    Parliamo del Decreto del Presidente della Repubblica dell'8marzo 1999, n. 275 (il decreto sull'autonomia) che punta anche ad una implementazione di azioni rivolte al tessuto produttivo, formando figure professionali in armonia con il contesto e interagendo con le realtà del territorio.

    L'idea della scuola come "Incubatore d'impresa" viene da oltreoceano dove esiste già da tempo ed ha avuto grande successo. Basti pensare che nel 2005, prima dell'aggravarsi della crisi economica, negli Stati Uniti gli incubatori d'impresa hanno assistito più di 27.000 imprese, creando 100.000 posti di lavoro.

    Di cosa si occupano gli incubatori d'impresa?

    Di solito forniscono supporto alle nuove idee che possono essere trasformate in business che vanno dall'assistenza per le basi dell'avvio dell'attività, al marketing, dall'aiuto per l'accesso a qualche forma di finanziamento pubblico a quello dei prestiti bancari, fondi di credito e programmi di garanzia. L'aiuto si rivolge anche alla gestione della contabilità, a quella finanziaria. A ciò si aggiungono anche programmi di formazione o l'aiuto per la conformità normativa.

    Insomma, si prendono per mano giovani intraprendenti e li si accompagna per l'avvio di un'attività, frutto della propria iniziativa e creatività.

    Perché gli incubatori di impresa?

    Questo tipo di azioni hanno quale scopo "trasversale" di favorire la mentalità e un clima imprenditoriale, di stimolare l'innovazione, la sperimentazione e la creatività. In altre parti del mondo sono diventati importanti motori per l'ingresso nel tessuto economico anche delle donne o degli extra comunitari.

    Chi li finanzia?

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    La realtà a riguardo è molto varia, negli USA i programmi di "business incubation" sono sponsorizzati da varie organizzazioni. Gli enti governativi rappresentano il 21% dei finanziamenti, mentre le istituzioni accademiche sono al 20% inclusi gli istiutti tecnici.

    In alcuni paesi, i programmi di incubazioni sono parte integrante delle politiche governative sullo sviluppo economico e finanziati a livello regionale e nazionale.

    Gli incubatori nella riforma Renzi

    Nelle "Linee guida del Governo" per la riforma della scuola, gli incubatori di impresa sono citati come facenti parte di una strategia di revisione "dell'interfaccia" della "scuola aperta", insieme ai FabLab che ho affrontato in quest'articolo: Le scuole come fabbriche.

    L'idea espressa nel testo governativo vuole una convivenza tra iniziative pubbliche e private, queste ultime incentivate da sgravi fiscali.

    Alcuni esempi

    Gli incubatori di impresa non sono certo una novità, soprattutto in ambito universitario. Basti pensare al Politecnico di Torino o alla "Scuola Sant'Anna di Pisa" dove venerdì 26 settembre si è svolto il terzo Forum d'investimento organizzato da Samba (Sant'Anna Milky business angels), associazione costituita da ex allievi e che ha visto la presentazione di 10 start-up che saranno inserite in un percorso di "incubazione".

    Esistono numerosi esempi di "incubazioni" anche tra gli istituti superiori di secondo grado. Tra i più conosciuti, l'esperimento del "Centro Polifunzionale di Servizio Teseo" che si trova presso l'Istituto "Salvemini" di Fasano e realizzato in collaborazione con il Comune di Fasano, la Provincia di Brindisi, vari enti, imprese, associazioni di categoria. Il Centro ha come obiettivo di promuovere e sostenere ed implementare azioni di supporto allo start-up di neo imprese, divenendo una scuola/laboratorio che segue le giovani imprese anche dopo il loro avvio, garantendo un flollow up per ridurre al minimo i rischi di errore che le start-up commettono soprattutto nei primi anni di vita e che sono alla base di una mortalità che arriva anche al 50% nei primi 5 anni di vita.

    Altro illustre esempio, è quello dell'Istituto Tecnico "Galilei-Costa" di Lecce che lo scorso anno ha avviato una decina di progetti, start-up, che guardando al territorio e all'innovazione tecnologica. Così, troviamo il progetto Nectàrea che ripropone un prodotto tipico pugliese, l'olio d'oliva, non soltanto come alimento, ma da un punto di vista cosmetico e farmacologico, grazie alle sue proprietà salutistiche. Oppure il progetto Salèntide, che permette la possibilità di connettere quei salentini che a causa di studio o lavoro si trovano lontano dalla propria terra.

    Questi ultimi, davvero ottimi esempi di ciò che può significare coniugare innovazione, spirito imprenditoriale e dialogo con il territorio. Tutti elementi che si trovano già in quell'autonomia delle istituzioni scolastiche che è legge dal 99.

    Fonte: Orizzonte Scuola (29 settembre 2014)

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    Ancora tagli alle scuole. Fondi 440 passano da 78 a 19mln di euro e quasi tutti per la scuola-lavoro

    Dimezzati i fondi per la scuola-lavoro, e meno male che nella riforma si parla di un potenziamento. In 16 anni il fondo 440 è stato praticamente azzerato. Anief: crollo verticale finanziamenti

    L'anticipazione è del Sole24Ore che in un semplice schema dimostra come i fondi della Legge 440 per il finanziamento delle istituzioni scolastiche si sia praticamente prosciugato. Nel 1999 valeva 345mln di euro, nel 2014 appena 19.

    Quest'anno, tra le voci che hanno subito un taglio, si elenca la scuola-lavoro, quella rivoluzione che è stata presentata in ogni salsa, compreso nel testo della riforma della scuola.

    Riforma che prevede, addirittura, ben 75mln di duro di fabbisogno per avviare in modo capillare l'apprendistato nei soli istituti tecnici, con un costo di circa 100 euro a studente.

    Finanziamenti che dovranno provenire in parte dal pubblico e in parte dal privato, ma è certo che la parte pubblica non potrà essere azzerata.

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    Per il prossimo anno, invece, si avrà una decurtazione dei fondi destinati a questo settore, da 21mln di euro del 2013, si passerà ad appena 11, coprendo la quasi totalità dei finanziamenti per il 2014.

    L'andamento decrescente dei finanziamenti alle scuole proposto dal Sole 24Ore

    Riforma e Scuola-lavoro. Sono necessari 75mln di euro

    Fonte: Orizzonte Scuola (29 settembre 2014)

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    La scuola con Confindustria per indirizzare gli studenti

    Domani, 7 ottobre 2014, sarà presentato a Roma il progetto la “Nuova Scuola” da Confindustria. L’obiettivo principale di questo progetto è fare in modo di sfruttare lo spirito creativo degli italiani per rilanciare la scuola nel futuro del nostro Paese.

    Il 7 ottobre 2014 Confindustria promuove Roma la 1° Giornata nazionale dell’Education in collaborazione con il quotidiano il Sole 24 Ore presso l’Aula Magna dell’Università capitolina Luiss.

    Nel corso della giornata la stessa Confindustria annuncerà “100 nuove proposte” per provare a riformare il sistema educativo basandosi sull’autonomia, il merito e la valutazione.

    A intervenire durante la giornata saranno, oltre al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, Ivan Lobello, Vice Presidente di Confindustria per l’Education e Gianfelice Rocca, Presidente dell’AssoLombardia.

    Attraverso questa giornata si vuol far interagire tra loro tutte le personalità che rappresentano le istituzioni che collegano il mondo della scuola con quello del lavoro per rafforzare la collaborazione tra sistema educativo ed imprese, con lo scopo di provare a combattere la disoccupazione giovanile che sta raggiungendo livelli altissimi.

    La scuola italiana ha sicuramente bisogno di una rivoluzione radicale che porti al centro processo di istruzione lo studente laddove, oggi, al centro del sistema educativo, basato sul sistema tolemaico, vede il docente. L’insegnante deve diventare la spalla, il coordinatore che indirizza gli allievi verso la giusta via della conoscenza e della formazione delle idee. Oggi, l’attuale ordinamento, che si basa sulla riforma Gentile, vede al centro il docente come una figura che, con lezione frontale trasferisce i suoi saperi agli allievi senza confronto.

    Per far si che questa rivoluzione avvenga bisogna fare in modo che le discipline fondamentali vengano in qualche modo superate per trasmettere ai giovani quelle che sono, invece, le discipline e le competenze richieste dalla imprese e dalle aziende che offrono lavoro. Le discipline fondamentali devo sicuramente rimanere nella scuola senza però fare in modo che fagocitino tutto il resto delle conoscenze che gli allievi sono portati ad imparare per avvicinarsi in maniera sempre più specialistico al mondo del lavoro e delle imprese.

    Il sistema educativo, quindi, come è oggi, è sicuramente inefficace, non risponde alla domanda delle aziende e bisogna fare in modo, come fa presente Education, che la scuola prepari a rispondere alle offerte di lavoro offerte. Ovviamente per fare questo andrà potenziata tutta la filierà tecnica e professionale facendo in modo che gli ITS siano diffusi sempre di più, visto che al momento sono i percorsi di studio che permettono maggiormente di trovare lavoro al termine del percorso (si parla del 65% degli studenti).

    Fonte: Orizzonte Scuola (06 ottobre 2014)

     
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    Alternanza scuola-lavoro: ridotte le risorse per l’a.s. 2014 – 2015

    Il MIUR per l’anno scolastico 2014/2015 ha ridotto drasticamente le risorse destinate all’alternanza scuola-lavoro.

    Per l’a.s. 2014-2015 gli stanziamenti ammontano a 11 milioni di euro quando per l’a.s. 2013-2014 erano stati stanziati 20.560.000 e per l’a.s. precedente, 2012-2013 26.790.000.

    Gli 11 milioni stanziati per quest’anno scolastico sono stati ripartiti in proporzione al numero degli iscritti nelle classi seconde, terze e quarte dei diversi ordini di scuola e spetteranno:
    6 milioni di euro per gli istituti tecnici
    4 milioni di euro per gli istituti professionali
    1 milione di euro per i licei

    Il DD 761/14

    Gli stanziamenti sono finalizzati alla realizzazione di “Progetti innovativi” che dovrebbero offrire agli studenti l’apprendimento tramite esperienze in ambienti lavorativi e allo stesso tempo assicurare loro conoscenze e competenze per l’occupabilità e imprenditorialità valorizzando una formazione congiunta tra mondo della scuola e quello del lavoro. Questo quanto definito dal DD 761/14.

    Il decreto, però, è strettamente interconnesso al documento “La buona scuola” nonostante esso sia ancora in fase di discussione e debba ancora finire il suo iter di approvazione.

    La definizione “Progetto innovativo” va a sostituire il concetto di “percorso”, fino ad ora alla base dell’alternanza, e sembra essere appannaggio di poche istituzioni scolastiche che dovrebbero da sole risollevare le sorti del sistema educativo.

    La Flc Cgil fa notare che accentuando in maniera spropositata “l'idea che l'alternanza debba essere sostanzialmente finalizzata a dare risposte alle “richieste del mercato del lavoro” e che i percorsi debbano essereco-progettati con le imprese, e questo nonostante che le norme in vigore prevedano che:

    ◾· i percorsi debbano essere progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica (D. Lgs. 77/05 art. 1 comma 2)
    ◾· è necessario evitare la riproduzione di un’offerta formativa secondo una logica autoreferenziale o in risposta soltanto alla domanda produttiva. (D.I. 7/2/2013, Premessa alle "Linee Guida contenente misure di semplificazione e promozione dell'istruzione tecnico professionale",)”.


    Scuole: incubatori di impresa

    Gli istituti superiori previsti dalla riforma sono visti come incubatori di impresa, ma in realtà non è una novità, la cosa era già prevista dall’autonomia con il DPR 275/99 che puntava alla formazione di figure professionali in armonia con il tessuto produttivo del territorio e la sua realtà lavorativa.

    Per quanto riguarda gli incubatori di impresa si può approfondire leggendo anche Scuole superiori come incubatori di impresa, è nella riforma. Due esempi in Puglia.

    Sull’alternanza scuola lavoro si può approfondire leggendo Riforma e Scuola-lavoro. Sono necessari 75mln di euro e Scuola lavoro, parte l'Enel

    Fonte: Orizzonte Scuola (24 ottobre 2014)

     
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    Alternanza scuola-lavoro: per Pantaleo si rischia lo sfruttamento degli studenti

    Il comunicato stampa odierno di Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil, accusa il governo di andare avanti per l’alternanza scuola-lavoro in maniera autoreferenziale, senza consultare i sindacati.

    Come si è già visto in un precedente articolo le risorse da destinare all’alternanza sono state drasticamente tagliate dal MIUR e sono passate dai 20.600.000 dello scorso anno, agli attuali 11 milioni suddivisi tra i diversi ordini di scuola in base agli iscritti alle classi seconde, terze e quarte.

    In questo modo spetteranno 6 milioni agli istituti tecnici, 4 milioni gli istituti professionali e 1 milione ai licei.

    Quello che viene sottolineato nel comunicato stampa di Pantaleo è il fatto che pe quanto riguarda l’alternanza viene accentuata quasi esclusivamente l’idea che essa deve avere come fine ultimo quello di rispondere alle richieste del mercato del lavoro e che i percorsi proposti siano progettati insieme alle imprese.

    Nel comunicato stampa si sottolinea che i percorsi dell’alternanza scuola-lavoro sono appannaggio delle scuole e da esse devono essere progettati ed attuati. Secondo il segretario generale della FLC Cgil il rischio che si corre nel mettere in discussione la funzione educativa e didattica dell’alternanza scuola-lavoro lasciando in parte la gestione alle aziende è quello di un concreto sfruttamento degli studenti che potrebbero venire usati come manodopera a costo zero dalle imprese che non garantiscono neanche le norme sulla sicurezza.

    A tal proposito è intervenuta anche l’On. Elena Centemero, responsabile nazionale scuola e Università di Forza Italia, che in una nota dichiara "Chiediamo al governo di chiarire quanto prima sui fondi destinati all'alternanza scuola-lavoro. Si fa un gran parlare di integrazione tra percorso educativo e sistema economico-imprenditoriale, di obbligatorietà dell'alternanza scuola-lavoro e di sistema duale, ma se si taglia sulla possibilità di avviare progetti seri per preparare i nostri giovani alle richieste che vengono dal mondo del lavoro, allora ciò che resta sono, come al solito, solo parole e retorica” e continua dicendo che “Il piano scuola del governo Renzi non può rinunciare a quello che, almeno sulla carta, dovrebbe essere uno dei suoi obiettivi fondamentali, ossia migliorare l'occupabilità degli studenti per combattere una disoccupazione giovanile indegna di un Paese civile”.

    Fonte: Orizzonte Scuola (27 ottobre 2014)

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    Alternanza scuola-lavoro: le iniziative da tutta Italia

    Dopo la presentazione da parte di Confindustria delle 100 proposte per l’Education, che partono dal basso proponendo rimedi concreti per aiutare le scuole italiane a funzionare meglio, si torna a parlare di alternanza scuola lavoro e delle iniziative partite dalle diverse parti d’Italia.

    Il documento di Confidunstria, infatti, riserva un’attenzione tutta particolare a quello che riguarda l’alternanza scuola-lavoro e l’istruzione per il lavoro affrontando il tema in una prospettiva ampia che parte dall’insegnamento di una disciplina in lingua straniera fin dalla scuola prima prima fino ad arrivare all’orientamento della scuola media da indirizzare in maniera differente passando e soffermandosi con insistenza sull’alternanza nella secondaria superiore parlando della riforma degli istituti tecnici.

    Alternanza scuola-lavoro: combattere la dispersione scolastica

    Sono tanti i progetti realizzati in tutto il territorio italiano per combattere la dispersione scolastica e creare una connessione tra la scuola e il lavoro.

    Lo strumento strategico per collegare la scuola al mondo del lavoro appare, dunque, proprio, l’alternanza scuola-lavoro poiché fa in modo che si accorcino i tempi di transizione tra vita scolastica e vita lavorativa.

    L’alternanza, oltre a combattere il Neet, i giovani che non sono occupati né in un percorso formativo né in un occupazione lavorativa, serve anche a sapere rispondere in maniera adeguata alla domanda professionale delle imprese riuscendo a fornire loro personale qualificato con le competenze necessarie.

    La Buona Scuola di Renzi punta, addirittura a raddoppiare le ore di alternanza scuola-lavoro dando largo spazio alle sperimentazioni sul territorio delle varie realtà che con diversi progetti stanno cercando di offrire un contributo all’alternanza scuola lavoro.

    Veneto

    Il Veneto, integrando i fondi del MIUR, ha finanziato i “laboratori della conoscenza” da realizzare nell’ambito dei percorsi dell’alternanza scuola-lavoro.

    I percorsi formativi sono due, uno rivolto a studenti del quarto anno (massimo 160 ore) uno a quelli del quinto anno (massimo 100 ore).

    Lombardia

    La Lombardia ha attivato 2300 percorsi di alternanza della durata di 150 ore coinvolgendo oltre 46mila studenti. Gli esiti del percorso è stato positivi gli studenti che hanno sostenuto le prove finali per la qualifica professionali nei percorsi formativi, dopo l’alternanza scuola lavoro, sono aumentati esponenzialmente passando dalle 2mila unità del 2005 alle 12mila unità del 2013.

    Emilia Romagna

    In Emilia Romagna sono stati istituiti tre organismi che gestiscono e controllano il sistema di istruzione e formazione professionale che si sono occupati della progettazione del percorso triennale con confronto di curriculum regionali e nazionali. Le attività formative hanno coinvolto 30mila studenti di 72 istituti professionali.

    Per quanto riguarda gli Istituti tecnici gli istituti Aldini Valeriani e Belluzzi Fioravanti di Bologna vedranno gli studenti iscritti al quarto e quinto anno poter partecipare a stage formativi presso Lamborghini e Ducati. Il progetto è rivolto a giovani di 19 anni che grazie alla flessibilità di percorsi per adulti potranno seguire un patto formativo con un impiego a tempo pieno per due anni alternando al lavoro periodi di scuola presso i due istituti.

    Marche

    Nelle Marche l’offerta formativa prevede finanziamenti per avere tutor e esperienze lavorative al di fuori dell’ambito regionale, anche all’estero. Il progetto di alternanza coinvolge circa 10mila giovani che vogliono ottenere la qualifica professionale triennale.

    Campania

    Al sud la Campania offre servizi che organizzano, gestiscono e monitorano l’alternanza scuola lavoro. Il programma, in corso per l’attuale anno scolastico cerca di coinvolgere tutti gli istituti professionali con l’attivazioni di percorsi formativi e la valutazione degli apprendimenti.

    Fonte: Orizzonte Scuola (14 novembre 2014)

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    Emanato il decreto relativo ai corsi di formazione dei docenti e alternanza scuola-lavoro

    Si è svolto al Miur un incontro tra le OO.SS. e i rappresentanti della Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale d´istruzione per illustrare le "Attività di formazione del personale docente ex art. 16 c. 1 lett. a) e g) della Legge 128/2013 e dei Progetti di alternanza scuola-lavoro".

    La legge 128/2013 prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro per l´anno 2014, finalizzato al miglioramento del rendimento della didattica, particolarmente nei territori di maggiore rischio socio-educativo.

    Tra i settori di intervento sono previste attività relative "all´aumento delle competenze per favorire i percorsi di alternanza scuola-lavoro, anche attraverso periodi di formazione presso enti pubblici e imprese" (art. 16 comma 1 lett. g). I fondi previsti dall´art. 16 della L. 128 sono stati ridotti a 3,7 milioni di euro.

    Durante l'incontro sono state illustrate le bozze del D.D. e della CM relative alle iniziative formative. La bozza di decreto destina 1 milione di euro a tali iniziative, a fronte di uno stanziamento complessivo di € 1.075.474,00 per ambiti regionali; i restanti € 75.474,00 sono destinati a seminari nazionali finalizzati a "disseminazione nazionale" delle esperienze di formazione effettuate a livello regionale.

    L´Amministrazione ha mostrato inoltre alle OO.SS. un´ ipotesi di modello per la certificazione delle competenze al termine della scuola primaria e del I ciclo di istruzione, predisposta dal Comitato Scientifico Nazionale per le indicazioni 2012.

    Lo stanziamento per i progetti di alternanza scuola-lavoro sono pari a 11 milioni di euro, derivante dai fondi della L. 440/97 (con un quasi dimezzamento rispetto ai fondi stanziati nell´ a.s. precedente).

    Le risorse sono state ripartite per ambiti regionali in proporzione al numero degli iscritti alle classi seconde, terze e quarte dei licei, istituti tecnici e istituti professionali.
    Le attività formative sono rivolte sia ai docenti in generale delle istituzioni scolastiche impegnate nelle attività di alternanza, sia, più specificatamente ai docenti tutor scolastici.

    Gli interventi formativi "dovranno essere idonei a potenziare le competenze dei docenti nel realizzare un'alternanza intesa come "formazione congiunta" tra classe e luogo di lavoro". In particolare gli interventi formativi dovranno essere finalizzati a:
    ◾ accrescere le competenze in merito alla fase di pianificazione e programmazione dei percorsi di alternanza
    ◾ sostenere i docenti nell’acquisizione di competenze relazionali
    ◾ promuovere la consapevolezza dell'importanza che "l’informazione, la comunicazione e la didattica innovativa, rivestono un ruolo fondamentale nei percorsi in alternanza"
    ◾ contribuire a sviluppare nei docenti la consapevolezza dell'importanza della valutazione nei percorsi in alternanza nel percorso educativo di ciascuno studente.

    Le proposte di progetti devono essere presentate dalle istituzioni scolastiche, preferibilmente associate in rete, ai rispettivi uffici scolastici regionali (le procedure sono già in atto). Le attività formative potranno essere realizzate, anche, attraverso convenzioni con le università statali e non statali e con associazioni professionali di docenti accreditate dal MIUR. I progetti saranno valutati da apposite commissioni nominate dai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali e composte da personale dipendente dei medesimi uffici, dotato di specifica professionalità.

    La valutazione avverrà attraverso l'assegnazione di un punteggio espresso in centesimi, con la seguente ripartizione
    ◾ adeguatezza della proposta alle specifiche del progetto formativo (massimo 40 punti)
    ◾ progetti formativi in favore del personale scolastico precedentemente portati a valido compimento (massimo 30 punti)
    ◾ qualità e fruibilità dei materiali formativi (massimo 30 punti)

    Le proposte progettuali approvate dovranno essere inviate alla Direzione Generale per gli ordinamenti entro il 21 novembre 2014

    Le attività formative potranno svolgersi non solo presso imprese, ma anche presso enti pubblici, si in presenza che online e si concluderanno con una prova di accertamento delle competenze.

    Fonte: Orizzonte Scuola (15 novembre 2014)

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    Alternanza scuola-lavoro, coinvolto il 43,5% degli istituti

    Ai progetti di alternanza scuola-lavoro nel 2013/2014 ha partecipato il 10,7% degli studenti, 10.279 i percorsi attivati, +21,6% di imprese partecipanti, +35,4% di esperienze nei licei.

    Il 43,5% delle scuole secondarie di II grado ha utilizzato l'alternanza scuola-lavoro come metodologia didattica nell'anno scolastico 2013/2014. I percorsi attivati sono stati 10.279, 210.506 gli studenti partecipanti (il 10,7% del totale), 126.003 le strutture ospitanti (con un +21,6% di imprese coinvolte). Sono i numeri elaborati dall'Indire (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) per conto del Miur presentati oggi al Job&Orienta di Verona.

    I dati riguardano l'anno scolastico passato che ha visto una flessione dei percorsi totali attivati (erano 11.600 nel 2012/2013), ma un'incidenza maggiore di questa esperienza fra i ragazzi: ha partecipato il 10,7% della popolazione scolastica interessata a fronte dell'8,7% dell'anno 2012/2013.
    Dei 2.361 istituti in alternanza nel 2013/2014 il 43,4% erano professionali, il 37,3% tecnici, il 13,3% licei. Mentre dei 10.279 percorsi totali il 57,9% è stato attivato negli istituti professionali, il 29,7% nei tecnici, l'11,9% nei licei. La maggior parte dei percorsi (2.836) viene svolta in Lombardia, seguono Toscana (1.302), Veneto (919), Lazio (711). I percorsi negli istituti tecnici e nei licei sono aumentati rispettivamente del 19,6% e del 35,4%. In 375 esperienze di alternanza. sono stati previsti anche stage all'estero.

    "L'incremento delle attività di alternanza scuola-lavoro nei licei è una buona notizia. Stanno cadendo alcuni pregiudizi che in passato hanno bloccato questo tipo di esperienze in determinati percorsi di studio.
    Cresce la consapevolezza dell'importanza dei percorsi di alternanza per avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro - spiega il sottosegretario all'Istruzione, Università e Ricerca Gabriele Toccafondi -. Ora, con la Buona Scuola, dobbiamo far crescere queste esperienze rendendole più accessibili agli studenti a partire dagli istituti tecnici. Anche attraverso un coinvolgimento sempre più forte delle imprese".

    Fonte: MIUR (20 novembre 2014)

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    Alternanza scuola-lavoro, il lato oscuro: 60 euro a settimana e niente contributi

    L'aveva detto Domenico Pantaleo al nostro Direttore durante una intervista rilasciata il 4 gennaio 2014: "attenti alle aziende in cerca di manodopera gratis".

    Detto fatto, succede a Vicenza, dove 2.700 studenti, alcuni addirittura minorenni, di scuole alberghiere sono stati utilizzati sfruttando l'alternanza scuola-lavoro in modo "improprio".

    La denuncia ha riguardato quattro persone per "somministrazione fraudolenta di manodopera" che facevano capo a due società aventi sedi una a San Marino l'altra in Svizzera.

    La paga data ai giovani studenti era di 60 euro settimanali, "assunti con lettera di incarico", garantendo mano d'opera a basso costo.

    Apprendistato a scuola. Pantaleo, FLCGIL, "Attenti alle aziende in cerca di manodopera gratis"

    Fonte: Orizzonte Scuola (21 novembre 2014)

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    Scuola-lavoro, MIUR trionfalistco. FLCGIL: meno ore e meno fondi

    Il Ministero ha pubblicato una serie di dati sull'alternanza scuola-lavoro con lo scopo di mettere in evidenza la maggiore diffusione della pratica didattica. Ma la FLCGIL non concorda.

    Secondo i dati forniti dal Ministero su uno studio dell'Indire, ai progetti di alternanza scuola-lavoro nel 2013/2014 ha partecipato il 10,7% degli studenti, 10.279 i percorsi attivati, +21,6% di imprese partecipanti, +35,4% di esperienze nei licei.

    Numeri importanti, che vengono analizzati el dettaglio dallo studio Indire e sintetizzati in un comunicato del Ministero.

    Ma, secondo la FLCGIL, i toni triofalistici celano maldestramente una situazione di "pesante difficoltà in cui le scuole si trovano ad affrontare un importante segmento della formazione dei nostri studenti della secondaria di II grado".

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    In particolare, il sindacato mette in evidenza forte riduzione della durata media annuale espressa in ore dei percorsi in alternanza:
    ◾per i percorsi annuali si passa dalla media di 122,4 ore dell’a.s. 2012/2013 a 97,8 ore del il 2013/2014
    ◾per i percorsi biennali da 105,8 ore dell’a.s. 2012/2013 a 91,2 del per il 2013/2014
    ◾per i percorsi triennali da 98,2 ore dell’a.s. 2012/2013 a 90,6 ore per il 2013/2014

    Solo per i percorsi quadriennali che rappresentano una piccolissima percentuale del totale, si ha un aumento da 85,4 a 90,2 ore. Ad essere ridotti sono stati anche i percorsi, da 11600 a 10279.

    La conseguenza è che "il peso dell’alternanza si sta riducendo sensibilmente nell’ambito del curricolo della secondaria di II grado".

    Infine, il dato positivo, del numero di strutture ospitanti, da 77.991 a 126.003, e il forte incremento delle attività destinate a gruppi di studenti provenienti da indirizzi di studio diversi, è probabilmente collegato, dicono dal sindacato "all’attuazione di percorsi più brevi (stage o tirocini, così come definiti nelle Linee guida del triennio degli istituti tecnici e professionali) che rappresentano modalità di realizzazione del curricolo della secondaria superiore assai diverse rispetto ai percorsi in alternanza."

    A tutto ciò si aggiunge anche la riduzione delle risorse per l'alternanza scuola-lavoro passando dai 20.560.000 del 2013/14 agli 11 del 2014/15.

    Fonte: Orizzonte Scuola (21 novembre 2014)

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    Edited by Steve Hi Power Mc - 23/11/2014, 00:11
     
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    Alternanza scuola-lavoro: ore in aumento. Bosch propone il modello duale

    La Bosch ha presentato ieri a Bari i nuovi progetti, strutturati su modello duale, per rafforzare l’alternanza scuola lavoro. Il modello duale prevede oltre alle lezioni teoriche tenute in aula, lezioni pratica a seguire direttamente in azienda.

    La presentazione è avvenuta in occasione della visita del ministro Stefania Giannini allo stabilimento Bosch a Modugno, in provincia di Bari.

    Per far fronte alla disoccupazione giovanile la Bosch, con l’ausilio della Fondazione Its Meccanica e Meccanotronica Cuccovillo, ha istituito un corso biennale per ottenere la qualifica di Tecnico superiore per la produzione. Il percorso di studi si ispira al modello tedesco prevedendo lezioni pratiche in azienda, che si affiancano a quelle teoriche seguite in aula.

    Jens Last, amministratore delegato di Bosch Bari, ha sottolineato che "Qui in Puglia abbiamo trovato terreno fertile nell’applicazione del modello dell'alternanza grazie alla collaborazione con la Fondazione Its Cuccovillo da un lato e a Confindustria con il Politecnico dall’altro. Il Sistema di Istruzione, pertanto, si è dimostrato sensibile e innovativo e ha confermato la nostra convinzione che in questo Paese si può fare sistema, si può fare innovazione e si può fare eccellenza".

    La multinazionale tedesca, puntando allo stesso obiettivo ha firmato accordi con il Politecnico di Bari e con Confindustria di Bari. Ad essere coinvolti nel progetto circa 20 studenti di ingegneria meccanica e altri 20 di ingegneria informatica: a partire da questo gennaio tali studenti svolgeranno 500 ore di tirocinio nell’azienda seguendo, al tempo stesso, anche seminari tenuti da tutor aziendali.

    Il Ministro Giannini ha spigato che entro il prossimo mese di febbraio sarà approvato un decreto per rendere gradualmente l’alternanza scuola lavoro effettiva prevedendo almeno 200 ore di lavoro per tutti gli studenti degli istituti tecnici. La Giannini ha ricordato che proprio ne “La Buona Scuola” si rendeva obbligatoria l’attività di laboratorio. Il ministro ha mostrato il suo entusiasmo per quanto visto alla Bosh, che ha definito un’azienda che investe nella formazione dei giovani con una struttura formativa d’eccellenza.

    A partire dal prossimo settembre, quindi, i ragazzi del terzo anno degli istituti tecnici seguiranno 200 ore di alternanza scuola-lavoro, contro le 70/80 attuali, quasi sempre a partire dal quarto anno.

    Il ministro Giannini fa notare che, nonostante l’intenzione di potenziare i modelli della Bosch, non sarà possibile estenderli in maniera indifferenziata in tutto il Paese poiché anche l’alternanza scuola-lavoro dovrà seguire quelle che sono le vocazioni territoriali e imprenditoriali del territorio.

    La formazione che si apprende alla Bosch ha una tradizione centennale, la prima officina per apprendisti fu fondata da Robert Bosch nel 1913 all’interno della sua azienda e da allora la multinazionale tedesca ha cercato di promuovere l’alternanza scuola lavoro anche in Italia per cercare di contrastare la disoccupazione giovanile. Grazie al suo forte legame con il territorio italiano la Bosh si è costituita parte attiva nella promozione della formazione dei giovani attivando protocolli d’intesa con diverse regioni italiane: Lombardia, Campania, Abruzzo, Puglia e Veneto.

    Anche l’Its Lombardia di Sesto San Giovanni ha seguito l’esempio del Its Cuccovillo, ha attivato dei percorsi formativi che prevedono i percorsi formativi a modello duale nelle diverse aziende Bosch presenti sul territorio.

    Fonte: Orizzonte Scuola (18 gennaio 2015)

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    Scuola-lavoro, a fine febbraio il decreto. Basteranno i fondi stanziati nella Legge di Stabilità?

    A fine febbraio dovrebbe essere pubblicato il Decreto per l'avvio della scuola-lavoro obbligatoria e dalla durata di almeno 200 ore.

    Per il Governo è priorità, nel documento "La Buona Scuola" un intero capitolo è dedicato al collegamento tra la scuola ed il mondo del lavoro.

    Per quanto riguarda l'apprendistato, esso sarà obbligatorio negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici, con l'obiettivo di estenderlo di un anno nei Professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno. Alle ore di alternanza partecipano anche i docenti (compreso ovviamente il nuovo organico funzionale), che dovranno essere formati come tutor dei ragazzi in azienda, e che insieme all’azienda costruiscono il progetto formativo dei ragazzi.

    Nel Decreto probabilmente ci saranno anche le indicazioni per la formazione dei docenti.

    Un piano che richiede, per essere attuato nella sua interezza di 100 euro a studente per gli Istituti Tecnici e Professionali, pari ad 75 miln di euro, quasi 7 volte l'attuale investimento.

    Nella Legge di stabilità vengono stanziati 4 miliardi di euro, gran parte dei quali andranno alle assunzioni. Basterà il rimanente a coprire il fabbisogno per avviare come da piano l'apprendistato nelle scuole?

    Alternanza scuola-lavoro: ore in aumento. Bosch propone il modello duale

    Fonte: Orizzonte Scuola (19 gennaio 2015)

     
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    Oliva (Treellle): sistema duale non adatto all’Italia. Ma il lavoro non è una maledizione. Ritoccare il numero dei docenti

    Ultimamente è difficile sentir parlare di alternanza scuola-lavoro senza riferimenti al sistema duale tedesco. Ma come funziona esattamente e quali sono i limiti della sua applicabilità nel nostro Paese?

    Alcune risposte si trovano all’interno di un interessante volume firmato da Associazione Treellle e Fondazione Rocca, Educare alla cittadinanza, al lavoro ed all’innovazione. Il modello tedesco e proposte per l’Italia, presentato a Roma proprio in questi giorni. Vi proponiamo qui il resoconto di un colloquio avuto col Presidente Treellle Attilio Oliva su alcuni temi e dati contenuti nel libro.

    Presidente Oliva, perché il sistema duale non è una ricetta che si può prescrivere all’Italia?

    “Nel corso del nostro convegno abbiamo indicato due ordini di ragioni che spiegano l’impraticabilità del modello duale tedesco al nostro Paese. La prima è la mancanza di una visione dell’azienda come destino comune per tutti quelli che vi lavorano: sappiamo che in Italia il concetto di impresa è stato per troppo tempo oggetto di forti antagonismi, assimilabili alla dialettica “padroni “ /lavoratori sfruttati. La seconda è la recente industrializzazione dell’Italia per cui il 95% delle imprese industriali è formato da aziende piccolissime (sotto ai 10 dipendenti), mentre in Germania c ‘è una significativa presenza di imprese medie e grandi che possono destinare risorse importanti alla formazione dei giovani nel sistema duale (contratto di apprendistato). E ciò nel loro stesso interesse, perché molto spesso questi giovani finiscono per essere assunti dalle stesse imprese in cui hanno svolto la formazione”.

    Lei che lo conosce bene, ci riassume i punti forti del sistema duale tedesco?

    “Gli elementi da sottolineare sono tre: i ragazzi trascorrono due giorni in azienda e tre giorni a scuola. Nell’impresa essi vengono affiancati da una figura di riferimento, il meister, che è a tutti gli effetti un formatore, un tutor stipendiato dall’azienda. Altra cosa importante è rilevare che gli esami per il conseguimento delle qualifiche vengono condotti da soggetti terzi, cioè dalle Camere di commercio. Le qualifiche così ottenute sono considerate una cosa serissima, valide per tutto il territorio nazionale, cui è riconosciuto un alto valore nel mercato del lavoro per trovare occupazione. Un altro punto di forza è la flessibilità del sistema: i ragazzi possono iniziare l’alternanza a 15 anni con un contratto di apprendistato (tre anni), ma possono entrare nel duale anche in altra età (fino a 25-26 anni), persino mentre fanno l’università”.

    L’assenza di imprese medie e grandi è il fattore che più ci condiziona, quindi, perché i nostri imprenditori non hanno bisogno di una manodopera davvero competente e specializzata?

    “I nostri imprenditori hanno bisogno eccome di giovani diplomati e laureati preparati e competenti, il problema è che non li trovano minimamente formati perché la scuola italiana, anche quella tecnica e professionale, non li prepara sempre nel modo giusto. Troppo scarso è il contatto reale tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Il mondo della scuola ha sempre guardato con troppo distacco il mondo del lavoro, forse anche per il pregiudizio gentiliano (e dei suoi epigoni di destra e di sinistra) che il lavoro sia una fatica da cui solo lo studio può affrancare”.

    Che cosa contesta, in particolare, al sistema scolastico italiano?

    “Non è per nulla considerata la valenza educativa e formativa del lavoro. C’è una curiosa antitesi con quanto dice il primo articolo della nostra Costituzione, e cioè che la nostra è una repubblica fondata sul lavoro! La nostra è una scuola troppo mirata alla teoria, che allontana da sé chi, invece, si sente più portato per le discipline pratiche. Non c’è un’altra spiegazione al tasso di abbandono scolastico calcolato intorno al 17%: una vergogna, una vera piaga per un Paese avanzato come il nostro che potrebbe senz’altro essere attenuata se i giovani incontrassero il mondo del lavoro mentre sono ancora sui banchi. Frequentare degli ambienti di lavoro contemporaneamente alle aule di scuola probabilmente aumenterebbe la loro motivazione allo studio e assicurerebbe una maggiore permanenza dei ragazzi nei percorsi formativi, come succede in Germania, dove transitano nel sistema duale circa il 50% dei ragazzi tra i 15 e i 26 anni”.

    La sua associazione ha valutato molto positivamente l’impostazione dell’alternanza scuola-lavoro contenuta nella Buona Scuola, ma c’è qualche punto che non la convince?

    “Le 200 ore in azienda sono una novità importante, un passo avanti, questo senz’altro. Certo non potremo aspettarci da subito effetti eclatanti: scuola e lavoro sono mondi che hanno bisogno di conoscersi, di collaborare. Immagino peraltro che i nostri imprenditori, spesso troppo piccoli, siano meno disposti dei colleghi tedeschi a dedicare tempo e soldi alla formazione, ma è un processo che va favorito e avviato. Mi auguro che la Buona Scuola possa aprire una breccia nel muro che finora ha separato mondo della scuola e mondo del lavoro: d’altra parte ci sono già ottimi esempi di collaborazione specialmente nelle regioni industriali del Nord”.

    La pubblicazione che avete presentato mette in luce alcune qualità positive del sistema tedesco che l’Italia potrebbe imitare più facilmente dell’alternanza scuola-lavoro, come per esempio il grande impegno profuso per la interiorizzazione dei valori di cittadinanza e di convivenza civile e democratica.

    “Penso che il successo tedesco stia anche nell’impegno che quello Stato ha messo nella trasmissione dei valori di cittadinanza alle giovani generazioni. Si tratta di un patrimonio che si traduce poi nella democrazia sostanziale, nei comportamenti civili, nella convivenza finora pacifica con milioni di immigrati, un ottimo esempio di integrazione. Questo risultato è stato possibile anche grazie a un impegno di risorse finanziarie consistenti, stimate in circa 300 milioni di euro all’anno. Si tratta di risorse di partiti politici (con i loro centri di formazione), fondazioni private, programmi scolastici e universitari di educazione politica, iniziative e interventi dei governi regionali: insomma, a partire dal dopoguerra è stato messo in atto un grande sforzo che continua nel presente per “costruire il cittadino democratico”. Da allora sono passati 70 anni e oggi la maggior parte dei cittadini tedeschi è nata dopo la caduta del nazional-socialismo e ha vissuto in una democrazia attiva e molto partecipata”.

    E così arriviamo a quello che per lei è da sempre il punctum dolens del sistema italiano…

    “Da noi la gran parte degli investimenti pubblici sono spesi nella scuola e troppo pochi in università e ricerca. Anche qui il confronto numerico con la Germania è istruttivo: in Italia, ad esempio, abbiamo un investimento globale sulla scuola che, calcolato come “spesa per studente”, è superiore a quella dei tedeschi, mentre a livello universitario la situazione si capovolge: la loro spesa è quasi il doppio della nostra. In Germania, inoltre, hanno ben capito che se si vuole costruire un futuro prospero e restare competitivi nel campo internazionale non si può non investire in Ricerca e Sviluppo e per questo destinano risorse (pubbliche e private) da tre a quattro volte superiori alle nostre e il sistema è strettamente legato al mondo delle imprese (di qui le eccezionali performances dei tedeschi nella esportazione dei prodotti medium e high tech)”.

    Quindi la scuola primaria e secondaria andrebbero ulteriormente deprivate di risorse? In Italia più voci, in un dibattito molto articolato, sostengono esattamente l’opposto, che la spesa in istruzione vada aumentata a tutti i livelli.

    “Io penso che in generale i soldi per il sistema educativo siano un investimento strategico e prioritario. Ma gli investimenti nella scuola primaria e secondaria vanno razionalizzati, a partire da un indicatore chiave: il numero di docenti in relazione al numero degli studenti. In Italia c è un docente ogni 12,3 studenti, mentre in Germania uno ogni 15,4 studenti. Nonostante questo numero di insegnanti, che da noi è superiore a tutti i paesi europei, i risultati degli apprendimenti degli studenti italiani (misurati dai dati Pisa Ocse) sono decisamente sotto le medie tedesche. Evidentemente ci sono gravi problemi di cattiva organizzazione e di scarsa attenzione alla formazione professionale iniziale e in servizio degli insegnanti. Evidentemente chi prende o influisce sulle decisioni di Governo bada troppo alle quantità (posti di lavoro) e poco alla qualità degli operatori e alla valutazione dei risultati. Non credo, infatti, che i nostri ragazzi siano meno vivaci e intelligenti dei tedeschi”.

    Fonte: Orizzonte Scuola (02 febbraio 2015)

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    Alternanza scuola-lavoro: meno abbandoni ma l’Italia è ancora indietro

    L’abbandono scolastico è in diminuzione: passa dal 28,7% al 21,5% ed è in aumento il tasso di scolarizzazione superiore che passa dal 67,4% al 74,6%.

    A dare i suoi risultati sono i 2 miliardi del Pon Istruzione attribuiti alle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, come spiega il capo dipartimento per la Programmazione e le risorse umane del Miur chiarendo che il tasso di abbandono del secondo anno delle scuole superiori è sceso dal 4,8% al 2,,6% mentre il divario tra Nord e Sud nell’abbandono scolastico è stato del tutto abbattuto.

    In queste 4 Regioni Convergenza la programmazione 2007/2013 ha interessato il 95% delle scuole finanziando 15.470 progetti che riguardavano laboratori multimediali. Sono state circa 500 le sedi scolastiche in via di riqualificazione e di messa in sicurezza.

    Per quanto riguarda, invece, l’alternanza scuola-lavoro, azioni di tirocini e stage hanno interessato circa 11omila studenti di cui oltre 15mila hanno realizzato uno stage all’estero. Ad ospitare gli studenti circa 8mila imprese.

    La sfida contro l’abbandono scolastico è ora rappresentata dalla nuova programmazione 2014/2020 che prevede, da parte dell’UE, stanziamenti per 700milioni alle Regioni più sviluppate, 200 milioni alle Regioni in transizione come Abuzzo, Molise e Sardegna, e 2,1miliardi saranno stanziati per le regioni meno sviluppate del Mezogiorno. I primi bandi riguarderanno laboratori, digitale e infrastrutture delle scuole del Centro-Nord, cui poi seguirà il Sud. L’obiettivo è quello di vedere migliorare le competenze degli studenti in Italiano e Matematica, ma soprattutto si punta alla riduzione della dispersione scolastica grazie al rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro.

    L’Italia ancora indietro sull’abbandono

    Italia sempre più lontana dal raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2020, è quanto conferma il capito dedicato all’istruzione nel rapporto Eurispes 2015.

    L’Italia non riesce, quindi, a mantenere il passo con l’Europa nel capito istruzione. Gli obiettivi dell’UE con la strategia decennale in tema di istruzione prevedeva la riduzione dell’abbandono scolastico sotto il 10% e l’aumento al 40% dei laureati sotto i 34 anni.

    Il programma decennale, avviato 5 anni fa non ha dato i risultati sperati in Italia visto che l’abbandono scolastico nel nostro Paese tocca ancora la percentuale del 17% contro la media europea del 11,9%.

    Secondo l’Eurispes è preoccupante la lentezza con cui l’Italia sta abbassando il dato dell’abbandono scolastico. Proprio perché il target del 10% sembra difficilmente raggiungibile per l’Italia, è stato fissato per il nostro Paese un target nazionale del 15-16%.

    Secondo i dati l’abbandono scolastico interessa maggiormente i ragazzi che abbandonano la scuola nel 20,2% dei casi mentre le ragazze toccano una percentuale del 13,7%. Oltre al genere incide anche la cittadinanza: gli alunni extracomunitari abbandonano la scuola di più rispetto a quelli italiani: 34,4% contro il 14,8%

    Anche l’obiettivo laurea entro i 34 anni sembra inarrivabile per l’Italia, che al momento è in coda alla classifica europea. In Italia la percentuale di laureati entro i 34 anni è del 22,4% contro la media europea del 36,5%. Per lo stesso motivo dell’abbandono scolastico anche in questo caso per gli italiani è stato fissato un target diverso, mentre in Europa si tenderà ad arrivare al 40% agli italiani è richiesto raggiungere il 26-27%.

    Fonte: Orizzonte Scuola (03 febbraio 2015)

     
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